La Pieve dei Santi Pietro e Paolo di Cartoceto rappresenta un faro che potrebbe gettare luce sull'antica storica abitativa del nostro territorio, rappresentando il giusto punto di partenza per una serie di studi approfonditi sull'evoluzione ed il successivo incastellamento di siti quali Cartoceto e Saltara.
La Pieve di Cartoceto nel 2016. Foto di Andrea Contenti. |
La presenza di una pieve a Cartoceto, ossia la Pieve dei Santi Pietro e Paolo, sita sull'omonimo Colle della Pieve, consente – come suggerisce il Bellini nel suo libro Cartoceto del contado di Fano – di esplorare le origini del paese in anticipo rispetto alla sua prima attestazione nei documenti d'archivio. L'eminente storico agostiniano, nel rimarcare la preminenza che Cartoceto ebbe nei secoli sulla gran parte del territorio fanese a nord del Metauro, ipotizza che la Pieve possa essere stata la chiesa matrice degli altri edifici di culto nel circondario, ossia uno dei più antichi centri di riferimento di quella parte del contado posta “al di qua dal Metauro”, ossia a nord rispetto al corso del fiume.
Ad oggi, tuttavia, l'origine della Pieve di Cartoceto risulta difficile da accertare.
La sua prima menzione nelle fonti letterarie risale ad un periodo piuttosto tardo, il XII secolo, e precede di poco più d'un secolo quella del castello di Cartoceto. Risale infatti al 1152 una bolla di papa Eugenio III in favore della Canonica di Fano (e riportata dallo storico fanese Pietro Maria Amiani), con un elenco di proprietà nel quale si menziona una “Plebis S. Pauli”, da identificare a mio avviso proprio come la Pieve di Cartoceto:
“[…] Plebem videlicet S. Cesarei una cum Mansis, & Terris, quas in ejus Territorio legitime possideris, medietatem Plebis S. Pauli una cum vinea Dominicata […]”.
Se l'identificazione è corretta, la pieve rientrava all'epoca tra i possedimenti rurali della Chiesa Canonica di Fano e non faceva invece parte del ricco demanio detenuto dal Monastero di San Paterniano: essa infatti non compare nell'elenco di una bolla di poco successiva, datata 1156 e a nome di papa Adriano IV, nella quale si confermavano privilegi e beni posseduti dal suddetto monastero.
Un decennio più tardi, la pieve fa una seconda comparsa in un istrumento del vescovo di Fano Carbo, o Carbone (1165-1177), del 6 settembre 1165, col quale concedeva ai canonici la nomina dei canonicati confermando i beni ed i privilegi della chiesa stessa. Nel lungo elenco, che menziona numerose località del contado di Fano, possiamo leggere:
“[…] A praesenti die Bona mea Voluntate vobis in Dei nomine Dono Johanni Priori Sanctae Mariae Fanen. Ecclesiae, & omnibus Canonicis tam praesentibus, quam futuris in perpetuo inde do, & concedo, & confirmo vobis Dominis Canonicis Plebem S. Cesarei cum omnibus suis pertinentiis, & Plebem Sancti Paoli cum omnibus pertinentiis, & quidquid habetis in Ecclesia Sancti Martini Saltariae, & Plebem Sancti Secundi cum omnibus suis pertinentiis […]”.
Da notare, nel suddetto elenco, l'inclusione della Chiesa di San Martino di Saltara, distante appena un miglio dalla Pieve di Cartoceto. Sempre dall'Amiani, ricaviamo un'altra bolla papale di Urbano III del 1186 con la quale venivano ancora riconfermati i detti beni e privilegi della cattedrale di Fano, inclusa la “Plebe S. Pauli” con relativo vigneto (ricalcando, nella forma, la precedente concessione del 1152 di Eugenio III:
“[…] vestrisque successoribus illibata permaneant, in quibus his propriis duximus exprimenda Vocabulis; Videlicet Plebem S. Cesarei, cum Mansis, & Terris, quas in ejus Territorio legitime possidetis, jusque habetis in Plebe S. Pauli, cum Vinea Dominicata, Plebem S. Secundi cum Capella S. Bartolomei; […]”.
Di nuovo, con la stessa formula, ritroviamo citata la pieve nella successiva bolla di papa Onorio III dell'anno 1218, ancora in favore della canonica fanese:
“[…] jus quod habetis in Plebe S. Pauli cum Vinea Dominicata […]”.
Questi dati vanno ad integrarsi con quelli offerti dai registri della Camera Apostolica (ove si annotavano le riscossioni delle decime pagate dalle varie chiese già dalla fine del Duecento), resi noti dal Bartoccetti ed indicati poi dal Bellini.
Da questi veniamo a sapere che nel 1290 un certo Francesco, pievano della “plebis de Carticeto”, pagò venti soldi ravvenati come prima rata, seguito poi da un altro pievano, tale Matteo, della “plebis sancti Pauli de Carticeto”. L'anno seguente troviamo indicata ancora la “plebis de Carticeto”, mentre nel 1292 la dizione usata è “plebis sancti Pauli de Carticeto”.
La differenza sostanziale con i riferimenti precedenti è la comparsa del toponimo Carticeto, riferito al castello del contado fanese che nel 1290 era già stato incluso nella rete di baluardi difensivi di Fano di qua (a nord) dal Metauro. L'assenza di Cartoceto nella documentazione anteriore alla seconda metà del XIII secolo (esso è infatti assente nella bolla papale del 1218, che fa riferimento alla sola pieve) rafforza la tesi che Cartoceto, nel senso di avamposto fortificato nella sua attuale posizione, sia sorto nel corso del Duecento e che non abbia dunque quelle origini antiche e remote che certi storici gli attribuiscono.
Un particolare importante da notare, in tutti i documenti riportati, è l'intitolazione della Pieve a San Paolo. Un lettore attento potrebbe dunque obiettare: ma la chiesa non è intitolata ai Santi Pietro e Paolo?
Ebbene, è possibile che non sia sempre stato così. In effetti, la documentazione anteriore al XVII secolo riporta quasi esclusivamente la Pieve di Cartoceto come intitolata al solo San Paolo. Ritengo probabile che l'intitolazione all'apostolo Pietro sia stata aggiunta (od ufficializzata dopo lunga tradizione volgare) successivamente, forse con l'arrivo dei Frati Minori Osservanti nel 1619 e la completa riedificazione della chiesa che seguì l'istituzione del convento francescano presso la Pieve.
L'Agnus Dei, dettaglio murario della facciata odierna della Pieve. Foto di Andrea Contenti. |
Una seconda possibilità è che la chiesa primitiva sia stata costruita sul colle al tempo della devoluzione della Pentapoli alla Chiesa di Roma (VIII-IX secolo): un indizio riportato dal Bellini a sostegno di tale congettura sarebbe la dedica della chiesa agli apostoli Pietro e Paolo, le cui insegne divennero poi parte dello stemma comunale di Cartoceto; l'indizio sussisterebbe anche nel caso di una intitolazione originale esclusivamente paolina.
Allo stato attuale delle conoscenze, tuttavia, non è possibile confermare la preesistenza di un tempio pagano alla chiesa primitiva, non sussistendo in merito indizi archeologici o epigrafici. Una sacralità pagana del luogo, nella forma di un lucus, ossia di un bosco sacro, è però ipotizzabile (come approfondiremo in futuro) sulla scorta di diversi indizi geografici e di toponomastica, tra cui: l'estrema vicinanza del Colle della Pieve al Colle San Martino (cui si associa una simile tradizione legata ad un'ara sacra); l'attestazione, nell'area di confine fra i due colli, del toponimo Monteluco; i vicini Monte Partemio, Montegiano e Monte Pagano (quest'ultimo in località Gambarelli, ove in epoca romana sorgeva una probabile villa); infine, la fitta ed intricata boscaglia attestata in questa zona e nota in epoca medievale col nome di Silva Carbonaria (boscaglia da cui una valida ipotesi etimologica farebbe derivare l'origine del nome Saltara).
Possiamo dunque supporre che, pur in assenza di un vero e proprio tempio, la sacralità del luogo sia sopravvissuta (come atavica reminiscenza o tramite processo di sincretismo) fino alla tarda antichità; poi, in un periodo compreso fra il VI e l'VIII secolo, sarebbe qui sorta una prima chiesa cristiana, nucleo della futura pieve.
Tutte queste considerazioni rendono la Pieve (assieme ai terreni che la circondano) un luogo estremamente sensibile a livello archeologico e meritevole di indagini approfondite da parte della Sovrintendenza, alla luce delle probabili sorprese che degli scavi mirati potrebbero rivelare.
Andrea Contenti
L'articolo originale (con l'aggiunta di note e bibliografia) è consultabile sul Numero 1 dei Quaderni di Cartoceto, visualizzabile e scaricabile in formato PDF cliccando sull'immagine di copertina qui sotto riportata.
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