sabato 29 luglio 2017

Leggende di Cartoceto: il ritorno di Fighino

Il furfante Fighino fa ritorno a Cartoceto per rivelarci come la sua storia sia più antica di quanto inizialmente pensato.

Fighino?
Nel Numero 0 dei “Quaderni di Cartoceto” avevo riportato il curioso aneddoto – scoperto in alcune pubblicazioni del XIX e XVII secolo – riguardante un ciurmatore di nome Fighino, lestofante vagabondo che seppe approfittarsi con l'inganno della generosità di una povera famiglia di Cartoceto, spacciandosi per l'umile servitore di un loro figlioletto che da tempo aveva lasciato il paese senza dare più notizie. In quell'articolo avevo ipotizzato che la vicenda narrata risalisse al tardo Cinquecento, essendo essa riportato in un libello stampato agli inizi del XVII secolo.

Tuttavia, una recente nuova indagine bibliografica ha gettato nuova luce su questo singolare evento di cronaca popolare, che s'è rivelato essere d'origine assai più remota: la prima narrazione della vicenda risale infatti al tardo Quattrocento.

Facciamone un breve riepilogo.

lunedì 24 luglio 2017

Le Madonne delle Grazie di Saltara e Cartoceto

Nella sacrestia della Chiesa del Santissimo Sacramento di Saltara è possibile ammirare un affresco molto interessante, ossia una Madonna delle Grazie, o Madonna in trono col Bambino, il quale risulta iconograficamente simile ad un altro affresco presente nel nostro territorio, ossia la Madonna delle Grazie di Cartoceto, conservato presso l'omonimo santuario costruito nel 1887 ai lati della Chiesa Collegiata di Santa Maria della Misericordia.


In questo breve articolo forniremo alcune informazioni e dettagli interessanti sulle due opere, entrambe facenti parte della tipica iconografia dedicata al culto della Madonna delle Grazie.

martedì 18 luglio 2017

La Pieve di Cartoceto: un indizio di antichità?

La Pieve dei Santi Pietro e Paolo di Cartoceto rappresenta un faro che potrebbe gettare luce sull'antica storica abitativa del nostro territorio, rappresentando il giusto punto di partenza per una serie di studi approfonditi sull'evoluzione ed il successivo incastellamento di siti quali Cartoceto e Saltara.

La Pieve di Cartoceto nel 2016. Foto di Andrea Contenti.
La presenza di una pieve a Cartoceto, ossia la Pieve dei Santi Pietro e Paolo, sita sull'omonimo Colle della Pieve, consente – come suggerisce il Bellini nel suo libro Cartoceto del contado di Fano – di esplorare le origini del paese in anticipo rispetto alla sua prima attestazione nei documenti d'archivio. L'eminente storico agostiniano, nel rimarcare la preminenza che Cartoceto ebbe nei secoli sulla gran parte del territorio fanese a nord del Metauro, ipotizza che la Pieve possa essere stata la chiesa matrice degli altri edifici di culto nel circondario, ossia uno dei più antichi centri di riferimento di quella parte del contado posta “al di qua dal Metauro”, ossia a nord rispetto al corso del fiume.

Ad oggi, tuttavia, l'origine della Pieve di Cartoceto risulta difficile da accertare.

sabato 8 luglio 2017

Il duro a morire

Il mese di luglio 2017 ha segnato l'uscita del Numero 1 dei Quaderni di Cartoceto, reso gratuitamente disponibile in formato digitale.
Ad impreziosire i contenuti di questa edizione va certamente segnalato il contributo del Prof. Giovanni Pelosi, eminente ricercatore nonché autore di numerosi lavori dedicati alla storia locale di Fano e Cartoceto. Dell'articolo, intitolato, "Il duro a morire", riportiamo qui un breve estratto.


Il duro a morire
di Giovanni Pelosi

Trovato cadavere fetentissimo del quale si ignora la provenienza. Niuno osa accostarsi e molto meno si trova qualcuno che voglia trasportarlo al sepolcro malgrado il premio da me offerto”.

Siamo al 20 giugno del 1838; una data precedente o successive non avrebbe modificato la situazione, considerato la particolarità del decesso.

A Cartoceto, sul terreno di un certo Pascucci, fu trovato quell'uomo disteso morto sul prato, rimasto solo nei suoi ultimi istanti, solo per tre giorni, finché ne fu segnalata la presenza e il parroco della Chiesa Collegiata di Santa Maria della Misericordia, don Nicola Giommi, per evitare che fosse “divorato da cani”, che già lo avevano azzannato, mise come guardiano Domenico Carboni.

Questi da principio rifiutò di rimuovere il cadavere anche se l'arcidiacono gli aveva promesso una adeguata ricompensa, ma il Carboni non aveva fiducia in quel sacerdote, non credeva alle sue parole perché non gli aveva dato una assoluta certezza. Fu solamente dietro il pericolo di essere accusato di mancata assistenza e di vedersi comparire davanti la forza armata che si decise di accostarsi al morto.

Il resto dell'articolo è consultabile sul Numero 1 dei Quaderni di Cartoceto: clicca sull'immagine di copertina per visualizzare o scaricare l'opuscolo completo in formato PDF.

https://drive.google.com/file/d/19f-PGh0hKXO6SuLJDJbMYRLdAQXjGgc1/view?usp=sharing