Dal 2016 è stato avviato un progetto di valorizzazione dell'ulivo dell'areale DOP Cartoceto: il progetto, che parte da una ricerca genetica sulle piante autoctone del nostro territorio, avrà una portata generazionale che potrebbe sfociare in un vero e proprio “giardino dell'olivo e dell'arte”. A fronte di una scarsa copertura a livello di comunicazione mediatica, questo articolo desidera mettervi al corrente sui lavori svolti fino ad oggi, e sui piani per il prossimo futuro.
Le proposte volte a migliorare la conoscenza e la tutela dei beni ambientali e culturali del nostro territorio sono e saranno sempre fortemente sostenute dalla Pro Loco Cartoceto: ed è in questo ambito che si inserisce l'iniziativa “Il giardino dell'olivo e dell'arte”, ideata dal noto olivicoltore e produttore caseario Vittorio Beltrami e promossa, nella sua fase embrionale, durante la 39^ Mostra Mercato dell'Olio e dell'Oliva (novembre 2015). Il progetto ha preso poi forma nel corso del 2016, entrando nel vivo della sua attuazione diretta.
L'iniziativa, mirante alla valorizzazione delle risorse genetiche dell'ulivo di Cartoceto e all'introduzione di nuove tecniche a basso impianto ambientale, vede oggi la partecipazione di diversi Enti, istituti ed associazioni: capofila è il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell'Olio Extravergine di Oliva Cartoceto, affiancato da partner importanti quali l'Università Politecnica delle Marche, l'Accademia Agraria in Pesaro, l'Istituto Agrario “A. Cecchi”, il Comune di Cartoceto e naturalmente anche la nostra Pro Loco Cartoceto. Il progetto infatti non rappresenta un'iniziativa isolata e va ad inserirsi nel solco delle azioni per la salvaguardia delle nostre risorse materiali ed immateriali, promosse da oltre cinquant'anni dalla nostra associazione.
Tra le tante personalità del mondo accademico-scientifico coinvolte nel progetto, possiamo citare i professori Enrico Lodolini, Bruno Mezzetti e Davide Neri (Università Politecnica delle Marche), la dott. Franca Gambini (Presidente dell'Accademia Agraria di Pesaro), la prof. Chiara Fiorucci (Vice-Preside dell'I.I.S. “A. Cecchi”), i docenti Cristos Xiloyannis e Bartolomeo Dichio (Università della Basilicata). Il progetto ha ricevuto un importante riconoscimento nell'ambito di un bando promosso dalla Regione Marche (volto al “sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura”), piazzandosi al sesto posto su di un centinaio di domande presentate e accedendo così al finanziamento regionale ed europeo.
Un progetto a lungo termine, che intende essere una
piattaforma da costruire l'agricoltura del domani. Ed al centro di
questa iniziativa c'è ovviamente lei, la pianta d'ulivo: nelle
intenzioni del progetto v'è infatti una ricerca sul germoplasma dei
nostri ulivi, partendo dal censimento delle varietà e degli
esemplari secolari più caratteristici, a cui farà seguito la
promozione di queste peculiarità con la messa in dimora di nuove
piante, le quali contribuiranno a diffondere e preservare la
biodiversità locale, limitando così il rischio di contaminazione
rappresentato dall'importazione di piante d'ulivo da altre regioni
d'Italia e dall'estero. Le caratteristiche della nostra terra
includono infatti elementi geografici, paesaggistici ed ambientali
unici nel loro genere, ai quali da sempre si associano le attività
lavorative, le tipicità locali, le nostre tradizioni
enogastronomiche. L'ulivo di Cartoceto diventa quindi la chiave di
lettura del territorio ed uno strumento di qualificazione degli
elementi che concorrono a definire la carta d'identità di questa
terra “culta et olivata”.
Per questo motivo il progetto prevede una ricerca
genetica (ampelografica) sugli olivi attualmente coltivati
all'interno dell'areale della DOP Cartoceto, con particolare
attenzione – oltre ovviamente alla nostra “Città dell'Olio” -
alla fascia di territorio comprendente anche Saltara, Pozzuolo,
Ripalta e Montegiano. Lo studio permetterà di identificare le
caratteristiche peculiari delle varietà di ulivo, alla ricerca di
eventuali casi di ibridazione spontanea che potrebbero aver avuto
luogo nel corso degli ultimi due secoli.
Nel corso di questa ricerca, presieduta dagli esperti
dell'Università Politecnica delle Marche e dell'Accademia Agraria di
Pesaro, si svolgeranno attività di ricerca ma anche di didattica,
con convegni mirati agli olivicoltori, ma anche coinvolgendo
direttamente (sul campo ed in laboratorio) gli studenti
dell'accademia ed i laureandi del polo universitario marchigiano.
L'idea strategica del progetto è quella di "fare sistema"
e cioè muovere dai progetti e dalla attività già operanti sul
territorio, dalle iniziative spontanee, dalle risorse umane, riunirle
e coordinarle per sviluppare un'utile sinergia; stabilire nel
territorio una connessione tra figura diverse (agricoltori, studenti,
artisti, ricercatori, semplici appassionati, consumatori) ed
promuoverne la collaborazione in un singolo obiettivo, quello di
preservare i valori e l'identità culturale dei nostri luoghi.
Strutturalmente, per questo progetto possono essere
delineate le seguenti fasi di attuazione:
- ricerca e censimento degli esemplari più caratteristici e singolari presenti sul territorio dell'areale DOP Cartoceto, con particolare attenzione rivolta agli ulivi secolari ed al recupero sia del materiale di riproduzione, sia delle tradizioni storiche legate alla loro coltura;
- analisi, moltiplicazione, caratterizzazione e conservazione del materiale di propagazione;
- studio delle migliori tecniche a basso impatto ambientale volte a garantire la corretta irrigazione e il giusto trattamento delle piante selezionate per la coltura;
- messa in dimora, su un terreno specifico messo a disposizione dal Comune di Cartoceto, delle piante selezionate; questa rappresenta la fase più lunga, in quanto richiederà l'attesa della crescita dei singoli esemplari, che nel caso degli olivi richiederà anni; in questo ambito, il progetto presenta la sua caratteristica generazionale;
- (in connessione alle precedenti) reintroduzione fra gli olivicoltori dell'areale e conservazione in situ;
- creazione di angoli espositivi all'interno degli uliveti, ove gli artisti potranno promuovere le loro opere dell'ingegno con allestimenti o mostre all'aperto, esibizioni, concorsi letterari, festival e concerti musicali.
Presso gli istituti accademici verranno curate le
seguenti azioni:
- registrazione, catalogazione, raffronto e prima classificazione;
- micropropagazione in vitro;
- caratterizzazione morfologica, fenotipica e genetica;
- costituzione di una “banda” del germoplasma locale;
- realizzazione di campi-collezione per le varietà selezionate.
È da sottolineare ancora una volta l'importanza del
coinvolgimento degli studenti e, più in generale, dei giovani.
Questo è uno dei punti di forza del progetto, che lo arricchisce non
solo di contenuti, ma anche di entusiasmo e freschezza. L'idea è
quella di affidare alle scuole la ricerca delle vecchie cultivar
e la raccolta del materiale riproduttivo, assieme agli usi e
tradizioni connesse.
L'importanza di coinvolgere le generazioni più giovani
è evidente da più punti di vista, prima di tutto perché i giovani
rappresentano il futuro e quindi un progetto che recuperi il passato
per offrirlo al futuro non può non rivolgersi ai giovani; poi perché
è necessario stimolare le giovani generazioni alla riscoperta
dell'agricoltura, a recuperare il senso ed il valore della propria
identità, attraverso l'affermazione dei caratteri che la
distinguono, come precondizione per l'affermarsi di una concreta
sensibilità nei confronti della diversità biologica e della tutela
dell'ambiente. Si favorisce così anche un altro importante
obiettivo: la trasmissione di saperi tra le generazioni. E ancora,
attraverso i ragazzi si raggiungono le famiglie, che sono
naturalmente più disponibili alla partecipazione se l'interesse
nasce dai figli.
La prima fase, avviatasi nella primavera-estate del
2016, ha visto la realizzazione di un vero e proprio censimento delle
piante esistenti, a cui ha fatto seguito la raccolta di campioni che
verranno poi scrupolosamente studiati, sia in laboratorio che in
ambiente vivaistico. Particolare attenzione è stata rivolta alla
produttività delle singole piante ed alla loro resistenza a malattie
e mutamenti climatici. Una volta individuate le cultivar più
interessanti, seguirà la propagazione vera e propria e la successiva
messa a dimore delle nuove piante di ulivo nel terreno messo a
disposizione dal Comune di Cartoceto.
Il 9 maggio 2017, un gruppo di rappresentanza degli enti
e delle associazioni partecipanti al progetto s'è recato a Cesena
per visitare gli stabilimenti della VitroPlant, azienda specializzata
nel vivaismo e nelle tecniche di micropropagazione. L'attività
vivaistica prevista dal progetto sarà infatti attuata a partire da
materiale micropropagato “in vitro”.
Ma cos'è la micropropagazione?
La propagazione “in vitro” o
micropropagazione, è una tecnica di propagazione vegetativa,
effettuata in sterilità, che consente di propagare velocemente ed in
grande quantità le specie vegetali. Con questo sistema si ottengono
piantine radicate uniformi sotto il profilo morfologico ed identiche
per quanto riguarda l’aspetto genetico. I vantaggi della
micropropagazione sono indiscussi e consistono nella possibilità di
produrre in tempi brevi, in spazi limitati e controllati, materiale
omogeneo che salvaguarda le caratteristiche genetiche e sanitarie del
materiale scelto in partenza. Grazie a questa tecnica è possibile
moltiplicare varietà auto-radicate e piante difficili da propagare
con i metodi tradizionali. La coltura “in vitro” rappresenta
dunque un potente mezzo al servizio del vivaismo e della
certificazione genetico-sanitaria, giacché consente di ottenere
materiale vegetale con inalterate caratteristiche di sanità e
purezza genetica. La scelta di visitare i laboratori e le serre della
VitroPlant è partita dal fatto che l'azienda opera da anni a livello
internazionale nel settore vivaistico e frutticolo, con particolare
attenzione alle aree geografiche del bacino del Mediterraneo.
Nelle piante di ulivo micropropagate, l'iniziale fase
vegetativa permette di ottenere piante superiori dal punto di vista
vivaistico, con un tasso di crescita e sviluppo superiore rispetto
alla talea in campo nonché una migliore conformazione dello
scheletro della pianta. Altri vantaggi derivanti dall'applicazione di
questa tecnica sono le maggiori garanzie sanitarie, la resistenza
agli stress, la sicurezza dell'identità genetica, la flessibilità
nella pianificazione della produzione e l'ottenimento di materiale
uniforme attraverso il tempo; queste piante richiedono inoltre
potature limitate alle fasi iniziali di allevamento. Il futuro
dell'olivicoltura cartocetana e della sostenibilità della sua
filiera produttiva potrebbero passare dunque attraverso questa
ricerca genetica, allo scopo di riscoprire, preservare e valorizzare
l'ulivo autoctono di Cartoceto. E diffonderlo, in modo tale che chi
volesse piantare una semplice pianta nel proprio giardino o
desiderasse addirittura creare un suo uliveto, abbia la possibilità
– e la certezza – di utilizzare innesti prelevati dalle varietà
autoctone e non da quelle “straniere”, oggigiorno spesso
importate da altre regioni ed introdotte con noncuranza dal mercato
ortofrutticolo.
Tra le ultime iniziative promosse dal progetto, tutt'ora
in pieno svolgimenti, segnaliamo la visita sui campi della Basilicata
svoltasi il 13-14 giugno e alla quale hanno partecipato alcuni
olivicoltori di Cartoceto e dei rappresentanti della nostra Pro Loco.
Giunti a Matera ed accolti dal professor Bartolomeo Dichio
dell'Università della Basilicata, i fortunati viaggiatori hanno
partecipato ad un piccolo seminario presieduto dal docente stesso,
esperto nella gestione delle risorse idriche regionali, al quale è
seguito una serie di visite ai frutteti ed oliveti – commerciali e
sperimentali – siti in vari terreni dell'areale lucano, per
conoscere quali strumentazioni vengono utilizzate nella gestione
della produzione in termini di sostenibilità ambientale e valutare
quali delle interessanti soluzioni escogitate in ambiente lucano
possano essere prese d'esempio ed applicate anche nel nostro
territorio, tenendo ovviamente conto delle differenze di carattere
climatico, ambientale e geografico.
Ed è a questo punto che la valorizzazione scientifica
della cultivar entrerà in comunione con la promozione
artistica e culturale del territorio: gli olivi di Cartoceto
diventeranno infatti i guardiani silenziosi di un vero e proprio
giardino artistico, dove gli artisti avranno l’opportunità di
apporre il loro personale estro creativo nella realizzazione di
questo vero e proprio museo all’aperto, capace di offrire ai futuri
visitatori un’occasione unica per immergersi in questa commistione
fatta di storia, arte, culturale, scienza e tradizione. Un progetto
che potrà quindi rivelarsi essere un vero e proprio dono fatto alle
future generazioni, un lascito che vivrà nel tempo.
Nessun commento:
Posta un commento