martedì 20 giugno 2017

Una ricerca genetica sull'ulivo di Cartoceto

Dal 2016 è stato avviato un progetto di valorizzazione dell'ulivo dell'areale DOP Cartoceto: il progetto, che parte da una ricerca genetica sulle piante autoctone del nostro territorio, avrà una portata generazionale che potrebbe sfociare in un vero e proprio “giardino dell'olivo e dell'arte”. A fronte di una scarsa copertura a livello di comunicazione mediatica, questo articolo desidera mettervi al corrente sui lavori svolti fino ad oggi, e sui piani per il prossimo futuro.

Le proposte volte a migliorare la conoscenza e la tutela dei beni ambientali e culturali del nostro territorio sono e saranno sempre fortemente sostenute dalla Pro Loco Cartoceto: ed è in questo ambito che si inserisce l'iniziativa “Il giardino dell'olivo e dell'arte”, ideata dal noto olivicoltore e produttore caseario Vittorio Beltrami e promossa, nella sua fase embrionale, durante la 39^ Mostra Mercato dell'Olio e dell'Oliva (novembre 2015). Il progetto ha preso poi forma nel corso del 2016, entrando nel vivo della sua attuazione diretta.


L'iniziativa, mirante alla valorizzazione delle risorse genetiche dell'ulivo di Cartoceto e all'introduzione di nuove tecniche a basso impianto ambientale, vede oggi la partecipazione di diversi Enti, istituti ed associazioni: capofila è il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell'Olio Extravergine di Oliva Cartoceto, affiancato da partner importanti quali l'Università Politecnica delle Marche, l'Accademia Agraria in Pesaro, l'Istituto Agrario “A. Cecchi”, il Comune di Cartoceto e naturalmente anche la nostra Pro Loco Cartoceto. Il progetto infatti non rappresenta un'iniziativa isolata e va ad inserirsi nel solco delle azioni per la salvaguardia delle nostre risorse materiali ed immateriali, promosse da oltre cinquant'anni dalla nostra associazione.


Tra le tante personalità del mondo accademico-scientifico coinvolte nel progetto, possiamo citare i professori Enrico Lodolini, Bruno Mezzetti e Davide Neri (Università Politecnica delle Marche), la dott. Franca Gambini (Presidente dell'Accademia Agraria di Pesaro), la prof. Chiara Fiorucci (Vice-Preside dell'I.I.S. “A. Cecchi”), i docenti Cristos Xiloyannis e Bartolomeo Dichio (Università della Basilicata). Il progetto ha ricevuto un importante riconoscimento nell'ambito di un bando promosso dalla Regione Marche (volto al “sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura”), piazzandosi al sesto posto su di un centinaio di domande presentate e accedendo così al finanziamento regionale ed europeo.

Un progetto a lungo termine, che intende essere una piattaforma da costruire l'agricoltura del domani. Ed al centro di questa iniziativa c'è ovviamente lei, la pianta d'ulivo: nelle intenzioni del progetto v'è infatti una ricerca sul germoplasma dei nostri ulivi, partendo dal censimento delle varietà e degli esemplari secolari più caratteristici, a cui farà seguito la promozione di queste peculiarità con la messa in dimora di nuove piante, le quali contribuiranno a diffondere e preservare la biodiversità locale, limitando così il rischio di contaminazione rappresentato dall'importazione di piante d'ulivo da altre regioni d'Italia e dall'estero. Le caratteristiche della nostra terra includono infatti elementi geografici, paesaggistici ed ambientali unici nel loro genere, ai quali da sempre si associano le attività lavorative, le tipicità locali, le nostre tradizioni enogastronomiche. L'ulivo di Cartoceto diventa quindi la chiave di lettura del territorio ed uno strumento di qualificazione degli elementi che concorrono a definire la carta d'identità di questa terra “culta et olivata”.
Per questo motivo il progetto prevede una ricerca genetica (ampelografica) sugli olivi attualmente coltivati all'interno dell'areale della DOP Cartoceto, con particolare attenzione – oltre ovviamente alla nostra “Città dell'Olio” - alla fascia di territorio comprendente anche Saltara, Pozzuolo, Ripalta e Montegiano. Lo studio permetterà di identificare le caratteristiche peculiari delle varietà di ulivo, alla ricerca di eventuali casi di ibridazione spontanea che potrebbero aver avuto luogo nel corso degli ultimi due secoli.

Nel corso di questa ricerca, presieduta dagli esperti dell'Università Politecnica delle Marche e dell'Accademia Agraria di Pesaro, si svolgeranno attività di ricerca ma anche di didattica, con convegni mirati agli olivicoltori, ma anche coinvolgendo direttamente (sul campo ed in laboratorio) gli studenti dell'accademia ed i laureandi del polo universitario marchigiano. L'idea strategica del progetto è quella di "fare sistema" e cioè muovere dai progetti e dalla attività già operanti sul territorio, dalle iniziative spontanee, dalle risorse umane, riunirle e coordinarle per sviluppare un'utile sinergia; stabilire nel territorio una connessione tra figura diverse (agricoltori, studenti, artisti, ricercatori, semplici appassionati, consumatori) ed promuoverne la collaborazione in un singolo obiettivo, quello di preservare i valori e l'identità culturale dei nostri luoghi.

Strutturalmente, per questo progetto possono essere delineate le seguenti fasi di attuazione:
  1. ricerca e censimento degli esemplari più caratteristici e singolari presenti sul territorio dell'areale DOP Cartoceto, con particolare attenzione rivolta agli ulivi secolari ed al recupero sia del materiale di riproduzione, sia delle tradizioni storiche legate alla loro coltura;
  2. analisi, moltiplicazione, caratterizzazione e conservazione del materiale di propagazione;
  3. studio delle migliori tecniche a basso impatto ambientale volte a garantire la corretta irrigazione e il giusto trattamento delle piante selezionate per la coltura;
  4. messa in dimora, su un terreno specifico messo a disposizione dal Comune di Cartoceto, delle piante selezionate; questa rappresenta la fase più lunga, in quanto richiederà l'attesa della crescita dei singoli esemplari, che nel caso degli olivi richiederà anni; in questo ambito, il progetto presenta la sua caratteristica generazionale;
  5. (in connessione alle precedenti) reintroduzione fra gli olivicoltori dell'areale e conservazione in situ;
  6. creazione di angoli espositivi all'interno degli uliveti, ove gli artisti potranno promuovere le loro opere dell'ingegno con allestimenti o mostre all'aperto, esibizioni, concorsi letterari, festival e concerti musicali.
Presso gli istituti accademici verranno curate le seguenti azioni:
  1. registrazione, catalogazione, raffronto e prima classificazione;
  2. micropropagazione in vitro;
  3. caratterizzazione morfologica, fenotipica e genetica;
  4. costituzione di una “banda” del germoplasma locale;
  5. realizzazione di campi-collezione per le varietà selezionate.
È da sottolineare ancora una volta l'importanza del coinvolgimento degli studenti e, più in generale, dei giovani. Questo è uno dei punti di forza del progetto, che lo arricchisce non solo di contenuti, ma anche di entusiasmo e freschezza. L'idea è quella di affidare alle scuole la ricerca delle vecchie cultivar e la raccolta del materiale riproduttivo, assieme agli usi e tradizioni connesse.

L'importanza di coinvolgere le generazioni più giovani è evidente da più punti di vista, prima di tutto perché i giovani rappresentano il futuro e quindi un progetto che recuperi il passato per offrirlo al futuro non può non rivolgersi ai giovani; poi perché è necessario stimolare le giovani generazioni alla riscoperta dell'agricoltura, a recuperare il senso ed il valore della propria identità, attraverso l'affermazione dei caratteri che la distinguono, come precondizione per l'affermarsi di una concreta sensibilità nei confronti della diversità biologica e della tutela dell'ambiente. Si favorisce così anche un altro importante obiettivo: la trasmissione di saperi tra le generazioni. E ancora, attraverso i ragazzi si raggiungono le famiglie, che sono naturalmente più disponibili alla partecipazione se l'interesse nasce dai figli.

La prima fase, avviatasi nella primavera-estate del 2016, ha visto la realizzazione di un vero e proprio censimento delle piante esistenti, a cui ha fatto seguito la raccolta di campioni che verranno poi scrupolosamente studiati, sia in laboratorio che in ambiente vivaistico. Particolare attenzione è stata rivolta alla produttività delle singole piante ed alla loro resistenza a malattie e mutamenti climatici. Una volta individuate le cultivar più interessanti, seguirà la propagazione vera e propria e la successiva messa a dimore delle nuove piante di ulivo nel terreno messo a disposizione dal Comune di Cartoceto. 

Il 9 maggio 2017, un gruppo di rappresentanza degli enti e delle associazioni partecipanti al progetto s'è recato a Cesena per visitare gli stabilimenti della VitroPlant, azienda specializzata nel vivaismo e nelle tecniche di micropropagazione. L'attività vivaistica prevista dal progetto sarà infatti attuata a partire da materiale micropropagato “in vitro”.

Ma cos'è la micropropagazione?
La propagazione “in vitro” o micropropagazione, è una tecnica di propagazione vegetativa, effettuata in sterilità, che consente di propagare velocemente ed in grande quantità le specie vegetali. Con questo sistema si ottengono piantine radicate uniformi sotto il profilo morfologico ed identiche per quanto riguarda l’aspetto genetico. I vantaggi della micropropagazione sono indiscussi e consistono nella possibilità di produrre in tempi brevi, in spazi limitati e controllati, materiale omogeneo che salvaguarda le caratteristiche genetiche e sanitarie del materiale scelto in partenza. Grazie a questa tecnica è possibile moltiplicare varietà auto-radicate e piante difficili da propagare con i metodi tradizionali. La coltura “in vitro” rappresenta dunque un potente mezzo al servizio del vivaismo e della certificazione genetico-sanitaria, giacché consente di ottenere materiale vegetale con inalterate caratteristiche di sanità e purezza genetica. La scelta di visitare i laboratori e le serre della VitroPlant è partita dal fatto che l'azienda opera da anni a livello internazionale nel settore vivaistico e frutticolo, con particolare attenzione alle aree geografiche del bacino del Mediterraneo.

Nelle piante di ulivo micropropagate, l'iniziale fase vegetativa permette di ottenere piante superiori dal punto di vista vivaistico, con un tasso di crescita e sviluppo superiore rispetto alla talea in campo nonché una migliore conformazione dello scheletro della pianta. Altri vantaggi derivanti dall'applicazione di questa tecnica sono le maggiori garanzie sanitarie, la resistenza agli stress, la sicurezza dell'identità genetica, la flessibilità nella pianificazione della produzione e l'ottenimento di materiale uniforme attraverso il tempo; queste piante richiedono inoltre potature limitate alle fasi iniziali di allevamento. Il futuro dell'olivicoltura cartocetana e della sostenibilità della sua filiera produttiva potrebbero passare dunque attraverso questa ricerca genetica, allo scopo di riscoprire, preservare e valorizzare l'ulivo autoctono di Cartoceto. E diffonderlo, in modo tale che chi volesse piantare una semplice pianta nel proprio giardino o desiderasse addirittura creare un suo uliveto, abbia la possibilità – e la certezza – di utilizzare innesti prelevati dalle varietà autoctone e non da quelle “straniere”, oggigiorno spesso importate da altre regioni ed introdotte con noncuranza dal mercato ortofrutticolo.

Tra le ultime iniziative promosse dal progetto, tutt'ora in pieno svolgimenti, segnaliamo la visita sui campi della Basilicata svoltasi il 13-14 giugno e alla quale hanno partecipato alcuni olivicoltori di Cartoceto e dei rappresentanti della nostra Pro Loco. Giunti a Matera ed accolti dal professor Bartolomeo Dichio dell'Università della Basilicata, i fortunati viaggiatori hanno partecipato ad un piccolo seminario presieduto dal docente stesso, esperto nella gestione delle risorse idriche regionali, al quale è seguito una serie di visite ai frutteti ed oliveti – commerciali e sperimentali – siti in vari terreni dell'areale lucano, per conoscere quali strumentazioni vengono utilizzate nella gestione della produzione in termini di sostenibilità ambientale e valutare quali delle interessanti soluzioni escogitate in ambiente lucano possano essere prese d'esempio ed applicate anche nel nostro territorio, tenendo ovviamente conto delle differenze di carattere climatico, ambientale e geografico.
Ed è a questo punto che la valorizzazione scientifica della cultivar entrerà in comunione con la promozione artistica e culturale del territorio: gli olivi di Cartoceto diventeranno infatti i guardiani silenziosi di un vero e proprio giardino artistico, dove gli artisti avranno l’opportunità di apporre il loro personale estro creativo nella realizzazione di questo vero e proprio museo all’aperto, capace di offrire ai futuri visitatori un’occasione unica per immergersi in questa commistione fatta di storia, arte, culturale, scienza e tradizione. Un progetto che potrà quindi rivelarsi essere un vero e proprio dono fatto alle future generazioni, un lascito che vivrà nel tempo.

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