lunedì 13 novembre 2017

L'ospedaletto di Villa Salomone

Un nuovo ringraziamento doveroso va rivolto oggi al prof. Giovanni Pelosi, il quale ha gentilmente realizzato un nuovo ed interessante spunto di ricerca che sono stato felice di pubblicare sul numero 2 dei Quaderni di Cartoceto: il suo contributo va ad impreziosire significativamente l'offerta culturale che con tale progetto si vuole promuovere ed approfondire.
Questa volta, il Pelosi ci illustrerà alcune interessanti vicende legate ad un ospedaletto che esisteva in passato presso Salomone, una delle antiche ville di Cartoceto (ossia quelle piccole borgate sorte al di fuori del castello nel corso dei secoli e che oggi definiamo località o frazioni).

L'ospedaletto di Villa Salomone
di Giovanni Pelosi

Prima di entrare nella narrazione sono necessari due informazioni preliminari.
Villa è un termine con cui si designava l'extra moenia, cioè le località che si trovavano fuori dalle mura degli antichi castelli (oggi diremmo “del centro storico”). Per quanto riguarda “Salomone”, non è dato, allo stato attuale, risalire alla fonte primitiva del termine; non ha certamente alcun riferimento con il re di Israele del testo biblico. Ritengo, per alcuni riscontri con altri analoghi contesti, che sia stato il nome di chi abitava in quel territorio.
Certo è, invece, che fin da tempi remoti fu sede di un ricovero per donne povere; se ne ha memoria in una testamento rogato il 29 gennaio 1645 con cui Diamante Brunetta Cesarini stabiliva che “un pezzo di terra con due casette situate in vocabolo Salomone” si dovessero assegnare a due povere donne “da nominarsi da Marta di Francesco Fabbri di Cartoceti”.
Alla stessa lasciò un censo di scudi 302 da destinarsi, se necessario, alla manutenzione delle stesse. Ciò che è interessante in questo testamento testamento – poiché difficilmente si riscontra in altri – è  che nel caso in cui la famiglia Fabbri si fosse estinta, all'ultimo suo erede spettava il “jus”, cioè il diritto di incaricare altri nell'assegnazione delle case utilizzando sempre i 30 scudi e i frutti che sarebbero derivati da tale censo.

Il resto dell'articolo è consultabile sul Numero 2 dei Quaderni di Cartoceto: clicca sull'immagine di copertina per visualizzare o scaricare l'opuscolo completo in formato PDF.

https://drive.google.com/file/d/1t2pv8Fnf4bj7GbCJ1fChlMnCIiBrzZZy/view?usp=sharing

mercoledì 1 novembre 2017

Ripalta: una preziosa iniziativa di restauro

Una importante iniziativa privata volta alla conservazione e valorizzazione del patrimonio umano e storico dell'antico castello di Ripalta, segnalataci dall'avv. Stefano Cortiglioni.

Recentemente, l’abitato dell’antico castello di Ripalta – in attesa dell’adozione di interventi di bonifica e recupero della zona sottostante l’antica torre, della torre stessa, così come del vecchio lavatoio – è stato impreziosito da una significativa testimonianza del suo più recente passato, riconducibile alla vita rurale delle vecchie famiglie contadine locali.

L’iniziativa si deve all’avvocato Stefano Cortiglioni, frequentatore di Ripalta (assieme alla sua famiglia) da oltre quarant’anni, avendo una casa sita in prossimità della torre antica. Egli infatti ha fatto restaurare ed adibire a panca un’asse in quercia facente parte della mangiatoia della stalla che si trovava nell’abitazione dei coltivatori diretti Gilberto Ubaldi (detto “Garibaldi“) e della moglie Ziliana Burattini, scomparsi da alcuni anni, in via Castello, 2, nota per essere stata nel secondo dopoguerra sede provvisoria della scuola elementare multiclasse di Ripalta.

Una targhetta in plexiglass ricorda la provenienza della seduta della panca.
Nella fotografia, accanto alla panca, i figli dei coniugi Ubaldi: Rino e Tonino.
Terzo a destra, l'avvocato Stefano Cortiglioni.