L'odierna frazione di Ponte Murello (o Pontemurello) sorge in maniera quasi continuativa con l'adiacente frazione di Lucrezia, a causa dell'espansione edilizia residenziale e commerciale avutasi nel corso della seconda metà del XX secolo.
Il confine tra le due frazioni è segnato grossomodo da Via del Casello (ossia la vecchia via della Borgognina che portava alla zona Corvina), strada perpendicolare alla Flaminia e al torrente Rio Secco, che muovendosi verso sud conduce a Via della Liberazione e alla Superstrada E78. Ponte Murello stessa segna l'estremo confine orientale del Comune di Cartoceto lungo la direttrice della Strada Statale Flaminia.
Oggi andremo alla scoperta delle origini di questa borgata e del ponte da cui essa prende il nome.
Il nome della frazione deriva da quello del ponte che si erge sopra il Rio Secco, nel punto in cui il torrente volge in modo repentino verso sud, tagliando perpendicolarmente la Flaminia, per percorrere il suo ultimo tratto prima di sfociare nel Metauro. Il nome del ponte in sé potrebbe derivare dal "murello" delimitante il fossato del Rio Secco oppure da un "murello" che si ergeva sulla destra della Flaminia non appena superato il ponte, in direzione di Fano.
Questo ponte ha per secoli segnato il confine amministrativo tra il territorio di Cartoceto e quello di Fano, confine rimasto sostanzialmente invariato fino ai nostri giorni.
Pur essendo l'attuale struttura di costruzione abbastanza recente, il ponte in sé deve avere origini antichissime, considerando il percorso seguito dalla strada consolare Flaminia, rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 2250 anni, e quello del torrente Rio Secco. E' dunque presumibile che un qualche tipo di pontile sia qui esistito fin dall'antichità (seppure ad un livello più basso rispetto al piano stradale moderno).
"Eravi nel territorio di Fano, e suo Contado su la strada Flaminia, che da detta Città conduceva all'altra di Fossombrone, un antico Ponte Reale construtto di Pietre, detto delle Cannelle, sopra il torrente chiamato Riosecco"
(ACC, Varie I/10, b. 153, Vertenza con la Comunità di Fano sulla spesa per il restauro del ponte detto delle Cannelle)
Ancora nel Settecento, nei terreni del cosiddetto Piano (com'era nota al tempo l'area oggi occupata da Lucrezia e Ponte Murello) vi erano solo poche case sparse (per lo più coloniche) e qualche taverna (o locanda) lungo la Flaminia. I terreni erano adibiti prevalentemente alla coltivazione di grano ed al pascolo di capre e pecore.
Il confine tra le due frazioni è segnato grossomodo da Via del Casello (ossia la vecchia via della Borgognina che portava alla zona Corvina), strada perpendicolare alla Flaminia e al torrente Rio Secco, che muovendosi verso sud conduce a Via della Liberazione e alla Superstrada E78. Ponte Murello stessa segna l'estremo confine orientale del Comune di Cartoceto lungo la direttrice della Strada Statale Flaminia.
Oggi andremo alla scoperta delle origini di questa borgata e del ponte da cui essa prende il nome.
Il nome della frazione deriva da quello del ponte che si erge sopra il Rio Secco, nel punto in cui il torrente volge in modo repentino verso sud, tagliando perpendicolarmente la Flaminia, per percorrere il suo ultimo tratto prima di sfociare nel Metauro. Il nome del ponte in sé potrebbe derivare dal "murello" delimitante il fossato del Rio Secco oppure da un "murello" che si ergeva sulla destra della Flaminia non appena superato il ponte, in direzione di Fano.
Questo ponte ha per secoli segnato il confine amministrativo tra il territorio di Cartoceto e quello di Fano, confine rimasto sostanzialmente invariato fino ai nostri giorni.
Pur essendo l'attuale struttura di costruzione abbastanza recente, il ponte in sé deve avere origini antichissime, considerando il percorso seguito dalla strada consolare Flaminia, rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 2250 anni, e quello del torrente Rio Secco. E' dunque presumibile che un qualche tipo di pontile sia qui esistito fin dall'antichità (seppure ad un livello più basso rispetto al piano stradale moderno).
"Eravi nel territorio di Fano, e suo Contado su la strada Flaminia, che da detta Città conduceva all'altra di Fossombrone, un antico Ponte Reale construtto di Pietre, detto delle Cannelle, sopra il torrente chiamato Riosecco"
(ACC, Varie I/10, b. 153, Vertenza con la Comunità di Fano sulla spesa per il restauro del ponte detto delle Cannelle)
Ancora nel Settecento, nei terreni del cosiddetto Piano (com'era nota al tempo l'area oggi occupata da Lucrezia e Ponte Murello) vi erano solo poche case sparse (per lo più coloniche) e qualche taverna (o locanda) lungo la Flaminia. I terreni erano adibiti prevalentemente alla coltivazione di grano ed al pascolo di capre e pecore.
La prima attestazione conosciuta del toponimo risale al 1736: anche se al tempo il nome più comunemente usato era "Ponte delle Canelle" (o "Cannelle"). Già allora però stava iniziando a prendere forma anche l'attuale denominazione. In un atto consigliare della Comunità di Cartoceto, datato 16 ottobre 1736, troviamo scritto:
"Rifacimento del Ponte delle Canelle detto di Morello"
(ACC, Atti Consigliari 1710-1769, 16 ottobre 1736)
Il nome Cannelle è sopravvissuto nella vicina località, attraversata dalla Strada Comunale di Cerretto, a sinistra del Rio Secco.
Essendo, come detto, punto di confine tra i territori di Fano e Cartoceto, il ponte provocò spesso diatribe fra le due comunità per la ripartizione delle spese di manutenzione.
Ne abbiamo esempio proprio nell'anno appena citato: un precedente, antichissimo ponte, fatto in pietra, subì un crollo e si rese necessaria una pronta ricostruzione. Il Capitano Generale del Contado al di qua del Metauro (ossia del territorio a nord del fiume) inviò da Fano una missiva ai Consiglieri di Cartoceto, chiedendo che la Comunità "intervenghi a parte della spesa necessaria per rifare il Ponte caduto nella Flaminia volgarmente detto delle Canelle, che per modo di Provisione s'intende di farlo di Tavole, e travi, essendo impossibile in questi tempi rifarlo nello stato di prima".
Il magistrato fanese minacciava infine che, se Cartoceto si fosse rifiutata di partecipare alla sistemazione del pontile provvisorio, la Comunità di Fano si sarebbe rivalsa nelle sedi giudiziarie delle spese sostenute per tale intervento.
Cartoceto era contraria a sostenere la spesa e il motivo stava nel fatto che nel precedente mese di giugno 1736, quando il ponte aveva iniziato a dare segni di rovina, i Consiglieri ne avevano data pronta comunicazione a Fano "in tempo che potesse risarcirsi con pochissima spesa". Non avendo ottenuto risposta, poche settimane dopo il consigliere Ludovico Fabbri si recò personalmente a Fano per "sentire il sentimento" del Magistrato, il quale asserì che le spese di riparazione spettavano ad entrambe le Comunità: il Fabbri avvertì i fanesi di intervenire subito, "finché i tempi e la stagione lo permettevano" e che in tal caso Cartoceto avrebbe contribuito alla sua quota. Tuttavia nessun intervento fu realizzato e, con il crollo finale del ponte, Cartoceto non intendeva ora "soccombere a spesa maggiore, quando era di sentimento di riattarlo prima che diroccasse". Si faceva inoltre notare che, "trattandosi di un Ponte Reale", al pagamento della spesa dovevano partecipare - oltre a Fano e Cartoceto - anche le altre comunità del contado che ne usufruivano per il passaggio di carri e bestiame.
Ne nacque una vertenza legale, destinata a durare diversi anni. Ancora nel 1739, il Consiglio di Cartoceto nominava deputati "li Signori Dr. Giovanni Battista Palazzi, e Signor Ludovico Fabbri per la vertenza del Ponte delle Canelle fra la Città di Fano, e questa Comunità".
(ACC, Atti Consigliari 1710-1769, 23 ottobre 1739)
Nel 1741, la Comunità di Fano citò in giudizio quella di Cartoceto dinnanzi al Luogotenente Generale dopo "aver rifatto il ponte delle Canelle" (ACC, Atti Consigliari 1710-1769, 3 febbraio 1741), chiedendo un rimborso di 186 scudi, ossia la metà delle spese sostenuto per l'intervento (372 scudi).
"Doppo la riedificazione di questo Ponte la Communità di Fano credette addossare unicamente a quella di Cartoceto la mettà di detta spesa nella somma di Scudi 186:06:3 su l'insusistente fondamento, che il Ponte di cui si tratta appoggi da un lato al Territorio di Fano, e dall'altro a quello di Cartoceto, e così come preteso divisorio d'un Territorio dall'altro, dividere fra queste due sole Communità [...] la detta spesa in parte uguale, e di fatto intentadone il Giudizio formale contro quella di Cartoceto avanti il Luogotenente di Fano, ne riportò sentenza favorevole, et in sequela il Mandato esecutivo per la domandata somma".
(ACC, Varie I/10, b. 153, Vertenza...)
Cartoceto decise di rispondere facendo ricorso alla Sacra Congregazione del Buon Governo a Roma. La sentenza emanata il 26 febbraio 1742 da Monsignor Bernardino Naro (1677-1754), Segretario della Sacra Congregazione, decretò che la spesa di 372 scudi doveva essere ripartita fra la Comunità di Fano e "tutte le altre del Contado cioè Cartoceto, Saltara, Serrongarino, Bargni, Pozzolo, Ripalta e Monte Giano". Scoppiò una nuova diatriba sulla ripartizione della spesa, in quanto le comunità del contado sostenevano che a Fano toccasse comunque metà del costo subìto, mentre i restanti 186 scudi andavano ripartiti fra i vari castelli, non prima però di aver determinato "quali sieno le Comunità fra le descritte che ne hanno l'uso più frequente": soluzione alla quale ovviamente Fano non intendeva soggiacere, e la questione rimaneva ancora aperta nel 1746, ben 10 anni dopo il crollo del ponte.
(ACC, Atti Consigliari 1710-1769, 5 luglio 1746)
Ancora nel dicembre di quell'anno si discuteva del "Ponte di Riosecco su la Strada Flaminia detto delle Canelle", quando finalmente fu stabilito un "Concordato" per "terminare in tutta la pace anche questa piccola differenza con l'Illustrissima Comunità di Fano".
(ACC, Atti Consigliari 1710-1769, 17 dicembre 1746)
La borgata di Ponte Murello si delineò progressivamente nel corso del XIX e XX secolo. Così, nel 1879, descrisse l'area durante la sua rilevazione della strada Flaminia il prof. Pierluigi Montecchini, capo ingegnere del Genio Civile per la Provincia di Pesaro e Urbino:
"La strada [...] non abbandona mai il piede degli amenissimi colli che stanno alla sua sinistra, seminati di ridenti ville signorili, coltivate a vigne e ad ulive di ricchissimo prodtto: il piano poi che si stende dal piede del colle al Metauro, è di una fertilità grandissima, e costituisce la migliore e più deliziosa località della Provincia pesarese: peccato che non se ne tragga il frutto agricolo che potrebbe dare!"
(Montecchini L., La strada Flaminia detta del Furlo e i luoghi da essa attraversati nel tratto da Ponte Voragine alla Città di Fano, Pesaro 1879, cit., p. 104)
Abbastanza penosa era, al tempo, la condizione della strada Flaminia, a Lucrezia così come a Ponte Murello. Ecco come la descrisse il Montecchini:
Abbastanza penosa era, al tempo, la condizione della strada Flaminia, a Lucrezia così come a Ponte Murello. Ecco come la descrisse il Montecchini:
"Ma siccome lungo il detto tratto di strada, il fiume in molti punti è già molto lontano da essa, e il terreno frapposto è quasi in piano o almeno con insensibile pendìo; ne viene che le acque de' fossi e rivi che impetuose scendono dai colli vicini, giunte al piano dove è la strada, allentino improvvisamente il loro corso; e non trovando un esito pronto e sufficiente, facciano un rigonfio sul fianco della strada stessa: questa perciò viene invasa dalle melme, e non di rado è tale la furia delle acque, da asportare perfino i cumuli di pietrisco preparati pel suo rifornimento annuo.
E qui occorre notare che siffatti inconvenienti derivarono in gran parte da una improvvida disposizione data non so da quale de' miei predecessori, che cioè fossero chiusi tutti i fossi di guardia della strada, e ridotti a semplici cunette; per cui le acque dirotte, che sarebbero state raccolte ne' fossi e per la maggior parte da essi contenute, si riversavano sulla strada. Ora però che per mio ordine que' fossi sono stati quasi del tutto riaperti, si è ottenuto qualche vantaggio, sebbene questo temperamento non sia da solo bastevole ad ottenere un miglioramento radicale nella condizione di molti tratti della strada, tanto prima che dopo il villaggio della Lucrezia".
(Montecchini L., La strada Flaminia..., cit., p. 105)
L'annotazione del Montecchini risulta interessante. L'area è infatti rimasta a rischio di alluvione (specialmente in caso di ingenti precipitazioni) fino a tempi recenti: si ricorda in particolare l'alluvione del 1978, avvenuta esattamente un secolo dopo che il perito del Genio Civile scrisse la sua relazione.
(Montecchini L., La strada Flaminia..., cit., p. 105)
L'annotazione del Montecchini risulta interessante. L'area è infatti rimasta a rischio di alluvione (specialmente in caso di ingenti precipitazioni) fino a tempi recenti: si ricorda in particolare l'alluvione del 1978, avvenuta esattamente un secolo dopo che il perito del Genio Civile scrisse la sua relazione.
Procedendo nella sua relazione, il Montecchini arriva infine a descrivere il ponte Murello: pare che a questo punto, dopo circa 130 anni, fosse venuta a meno la denominazione di Ponte delle Canelle.
"Poco dopo la Lucrezia, la strada è seguita alla sinistra per una lunghezza di metri 540, da un profondo fossaccio denominato Rio Secco, scendente con impeto dal paese di Cartoceto dove ha origine. Esso in qualche tratto minaccia la strada; ma questa si mantiene abbastanza difesa dove con qualche muro che serve anche di sostegno, e dove con opere di legname e imbottimento; sino a che il Rio piegando a destra, attraversa la strada sotto un ponte denominato Murello, e se ne va lentamente a sboccare nel Metauro.
Il ponte Murello è opera moderna di nessuna rilevanza con qualche traccia del ponte antico. E' ad un solo arco della luce di m. 6,70 e tutto costrutto in muratura mista di pietra e di mattoni.
Il tratto di strada lambito dal detto Rio secco, è poco regolare in planimetria e in altimetria, ma non può dirsi del tutto disagiato; però al di là di ponte Murello il suo andamento si fa migliore. Quivi la strada è sostenuta a destra da un murello (da cui forse deriva il nome del ponte), per una lunghezza di metri 151, perché il largo fosso che da questa parte rasenta la strada, non la scalzi e la rovini. Il detto fosso continua ancora per lungo tratto dopo il muro; e siccome è ricco d'acqua perenne, gli abtitanti circonvicini vanno a lavarvi i panni ed anche ad abbeverare il bestiame; non senza però qualche loro incomodo, per l'infinita quantità di mignatte che quel fosso alimenta".
Un'edicola religiosa, forse di origine tardo ottocentesca o di inizio '900, è oggi visibile sulla destra del lato occidentale del ponte, guardando in direzione di Fano. Essa è costruita in mattoni a vista e nella nicchia è collocato un quadretto raffigurante la Madonna con Bambino, illuminata al di sopra da una lampadina. La parte superiore dell'edicola presenta un coronamento a timpano in arenaria.
Un'edicola religiosa, forse di origine tardo ottocentesca o di inizio '900, è oggi visibile sulla destra del lato occidentale del ponte, guardando in direzione di Fano. Essa è costruita in mattoni a vista e nella nicchia è collocato un quadretto raffigurante la Madonna con Bambino, illuminata al di sopra da una lampadina. La parte superiore dell'edicola presenta un coronamento a timpano in arenaria.
Quello che è stato proposto qui è solo il frammento d'una più approfondita indagine storica riguardante Ponte Murello ed altre frazioni e località del territorio comunale cartocetano. Ulteriori risultati saranno pubblicati nei futuri numeri dei Quaderni di Cartoceto.
Abbreviazioni usate nell'articolo
ACC = Archivio Comunale di Cartoceto
Bibliografia consultata
Andrea Contenti
(testo e fotografie)
Abbreviazioni usate nell'articolo
ACC = Archivio Comunale di Cartoceto
Bibliografia consultata
- Montecchini L., La strada Flaminia detta del Furlo e i luoghi da essa attraversati nel tratto da Ponte Voragine alla Città di Fano, Pesaro 1879
- Vampa G.-Marconi A. (a cura di), Lucrezia. Tante storie, Cartoceto 2007
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